Botti da orbi!


Se capita di vedere un film con Bruce Willis, scoprirete che scientificamente non è mai molto credibile, anche se di solito è sempre assai spettacolare. Questo è quello che succede con Armageddon: all’inizio non ci sono indizi di quello che sta per accadere, c’è solo un monologo in stile documentario in cui si dice che appunto “niente potrà sopravvivere, neanche i batteri” (cito a memoria) e poi… iniziano una serie di botti!

"Gli Stati Uniti ci hanno chiesto di salvare il mondo. Qualcuno vuole dire di no?"

“Gli Stati Uniti ci hanno chiesto di salvare il mondo. Qualcuno vuole dire di no?”

I botti delle meteore che arrivano nei primi dieci minuti, quando Manhattan viene bersagliata; il botto circa un’oretta più tardi, quando Hong Kong diventa un’enorme parco acquatico a causa di uno tsunami con onde altre 250 metri (no, non è un errore di battitura!); il botto quando un gruppo di trivellatori atterrano nello spazio; il botto di quando riescono a fare un buco sull’asteroide; e, ovviamente, c’è il grande botto finale, una bella esplosione atomica che ci sta pur sempre bene, no?

"Credi sia possibile da qualche parte del mondo ci sia qualcuno che fa la stessa cosa in questo momento?"

“Credi sia possibile da qualche parte del mondo ci sia qualcuno che fa la stessa cosa in questo momento?”

Tra un botto e l’altro assistiamo al dipanarsi della storia, con gli attori che su coccolano (Ben Affleck e Liv Tyler), fanno i teppisti pentiti e tornano a trovare la moglie abbandonata (Will Patton), si fanno le serate negli strip bar (Steve Buscemi) e fanno i duri a morire (Bruce Willis).

No, non mi sono dimenticato degli altri, tra i quali anche Owen Wilson: è che gli attori non possono competere con le scene apocalittiche, e quindi sono stati ingaggiati più che altro per esibirsi in “pose iconiche” mentre l’azione accade sempre da un’altra parte (cioè, magari anche vicino a loro come quando stanno sull’asteroide, ma comunque non è una questione di talento attoriale).

"Sei miliardi di persone sul pianeta, perché avete chiamato me?"

“Sei miliardi di persone sul pianeta, perché avete chiamato me?”

Quindi, tolti i botti e le piccole scenette, ci sono più di due ore di pellicola da riempire.

Allora ecco i protagonisti alle prese con la preparazione per andare nello spazio, e tra una scena e l’altra, in cui si avverte l’attesa in tutto il mondo per l’arrivo delle meteore o per l’operato dei salvatori, con montaggi di piccole città americane – e le loro controparti in tutto il mondo. Sarà un caso, ma il colore virato delle scene in questi casi mi ha ricordato molto le pubblicità americane dell’epoca…

Altro che passeggiata nello spazio!

Altro che passeggiata nello spazio!

Ribadisco, comunque, che alcune delle scene di distruzione sono memorabili, e valgono la visione dell’intera pellicola: tra queste, una palla di fuoco che si schianta sulla stazione centrale di New York o un pezzo enorme di meteora che distrugge Parigi.

Adieu à Paris et à tous les Parisiens!

Adieu à Paris et à tous les Parisiens!

Un piccolo appunto storico, e una curiosità.

La curiosità è che, durante il film, viene citato più volte il film “Guerre Stellari”: una volta durante una chiacchierata tra i protagonisti, e un’altra volta come battuta da parte dell’astronauta russo verso l'”astronauta” americano. Del resto non potrebbe essere altrimenti, visto che i protagonisti trivellatori sono lanciati nello spazio come veri e propri astronauti, e quella pellicola è l’unico “aggancio” culturale al loro ruolo.

L’appunto storico è legato al fatto che, quando uscì questa pellicola, quasi contemporaneamente uscì Deep Impact. Dal punto di vista della ricostruzione scientifica, il secondo è decisamente più rigoroso e meno ottimista, e quindi più realista. Del resto, però, Armageddon è più divertente e poi ha gli effetti speciali più curati.

Quale preferire?

Bella domanda… a me piacciono entrambi, poi fate voi.


Marco Spedaletti

Informazioni su spotlessmind1975

Progettista, analista e sviluppatore, ho ideato e gestito soluzioni innovative per clienti di primaria importanza, privati e istituzionali, utilizzando diverse tecniche e linguaggi di programmazione. Attualmente sono consulente per la stesura di offerte tecniche mirate, e libero professionista orientato alla soluzione di problemi attraverso l’utilizzo dei computer (Software Problem Solver).