Ora potete tornare a sognare


A volte accade che ci sia un film ricorrente: magari te lo sogni, oppure lo mandano a ripetizione sulle emittenti televisive, e nello zapping ci caschi sempre. Per me questo film è Brazil, la cui ultima proiezione risale a ieri notte su RAI 4. Esiste un modo più onirico che vedersi un film onirico in stato onirico?

«No, non ne ho! Non ho nessun sogno!»

«No, non ne ho! Non ho nessun sogno!»

Per poter scrivere questo articolo e rimanere nell’atmosfera del film, ho messo come sottofondo Aquarela do Brasil, in loop a ripetizione. Questa canzone, scritta originalmente da Ary Barroso ma riregistrata nel 1984 da Geoff Muldaur e Michael Kamen proprio per questo film, ve la troverete dappertutto nel film.

Ascoltate bene: è trasmessa da un’emittente radio; viene fischiettata dai vari personaggi; chiude la pellicola. No, non è sempre la stessa, ci sono variazioni sul tema melodico.

Però affascina, ipnotizza e ti fa entrare in uno stato speciale, dove la realtà sfuma e ci si trova in una fantasia poco credibile ma che diventa, stranamente, credibile.

« No, non ci siamo, signorina, vede, manca il timbro. Non sono autorizzato a darle il modulo se la ricevuta non è timbrata.»

« No, non ci siamo, signorina, vede, manca il timbro. Non sono autorizzato a darle il modulo se la ricevuta non è timbrata.»

La trama del film è troppo complicata per poterla descrivere, cioè è esattamente come uno di quei sogni in cui non riesci a capire come ci sei arrivato ma di sicuro non sai come andranno a finire le cose.

Diciamo che la pellicola è ambientata nel futuro (che, ahimé!, assomiglia parecchio al presente) in cui la burocrazia è entrata in ogni singola attività umana. Sommata al cinismo spietato dei potenti, si rende complice di omicidi, involontari (gli errori possono pur esserci, no?) o volontari, tipo verso chi tenta di ribellarsi… e chi riesce ancora a sognare.

« Trentesimo piano, signore. La stanno aspettando. »

« Trentesimo piano, signore. La stanno aspettando. »

Quindi ritorna il tema del sogno.

Il protagonista vive in un mondo architettonicamente surreale, fatto di enormi palazzi ma stanze minuscole, corridoi vuoti di persone ma piene di porte. Diventa un piccolo ingranaggio di un meccanismo molto più grande di lui: così grande che non riesce a vedere dove inizia e dove finisce.

« Fra un po' di tempo grazie al vostro bellissimo sistema non si potrà più aprire un rubinetto senza riempire un 27B/60! »

« Fra un po’ di tempo grazie al vostro bellissimo sistema non si potrà più aprire un rubinetto senza riempire un 27B/60! »

Per certi versi assomiglia a 1984 di Orwell ma non fatevi ingannare. Se in quel libro / film la volontà del grande fratello, in qualche misura, si riusciva a comprendere o perlomeno a intuire, qui non c’è mai né una ragione né un motivo. Vi accadono cose solo perché siete inseriti nel sistema. Rispondete come ingranaggi alle sollecitazioni dello stesso. Siete vittime del sistema.

« Lasci cercare a me! »

« Lasci cercare a me! »

Se poi il protagonista ha un comportamento strano, non ve la prendete troppo. Anche lui, come voi, non è a conoscenza di cosa il sistema voglia o cosa si aspetti. Si muove in questo mondo di cui non conosce le motivazioni ma solo le regole, cercando un motivo per vivere, che per lui è una ragazza speciale… a suo modo.

I comprimari, tra i quali spicca un irriconoscibile Robert De Niro, si danno da fare molto di più come se avessero le idee più chiare. Idee che, però, tu che vedi il film non riesci a farti.

Così come il protagonista, sballottato da una parte all’altra.

Questo spiega anche perché il sogno dentro al sogno, che spesso vi capiterà di osservare mentre la pellicola scorre, non ha bisogno di un momento di separazione dalla realtà.

La realtà, in effetti, non è dissimile dal sogno.

« Sì, capisco. E scommetto che non può neanche dirmi qual è la trafila burocratica perché è un'informazione segreta. »

« Sì, capisco. E scommetto che non può neanche dirmi qual è la trafila burocratica perché è un’informazione segreta. »

Dopo aver visto il film vi chiederete… ma che c’entra la musichetta, quella con cui ho aperto? Il tema del film è drammatico e questa musica è quasi da vacanza estiva… quindi perché usare proprio questa? Non poteva il regista utilizzare una musica, appunto, più drammatica?

Certo. Avrebbe potuto.

Però… vi è mai successo di provare una dissonanza nel sogno? Qualcosa che sapevate doveva andare in un certo modo eppure va in un modo completamente opposto? Ecco, è tutto qua.

Ora potete tornare a sognare.


Marco Spedaletti

Informazioni su spotlessmind1975

Progettista, analista e sviluppatore, ho ideato e gestito soluzioni innovative per clienti di primaria importanza, privati e istituzionali, utilizzando diverse tecniche e linguaggi di programmazione. Attualmente sono consulente per la stesura di offerte tecniche mirate, e libero professionista orientato alla soluzione di problemi attraverso l’utilizzo dei computer (Software Problem Solver).