Mancano meno di 24 ore alla prima di Blade Runner 2049, e molti si stanno giustamente ponendo il quesito: vale la pena vederlo? Come accade per altri capolavori ormai divenuti immortali, sarà arduo riprodurre la profondità e il dettaglio della prima pellicola.
Tuttavia, già dal primo trailer uscito mesi fa, si coglie subito una contraddizione evidente: come è possibile che Harrison Ford compaia anche nel sequel, essendo Rick Deckard un replicante con una ben precisa data di scadenza?
Certo, magari per alcuni sarà difficile non sobbalzare dalla sedia a questa rivelazione mentre altri penseranno che la pellicola lascia una sorta di ambiguità sulla natura del protagonista, e che quindi non si possa dare così per scontato che Deckard sia un replicante.
Invece, a ben vedere, Ridley Scott nella pellicola originale del 1982 lascia sparsi tra i fotogrammi decine e decine di indizi, che saranno poi confermati dal montaggio originale della pellicola uscito come Director’s Cut.
Quella versione nasce come recupero di un montaggio così come lo avrebbe voluto il regista, che si fece licenziare pur di opporsi alla decisione della produzione, che invece voleva trasformare il film in un semplice noir. Alla fine vinse la produzione ma la Director’s Cut è e rimane la versione che avremmo potuto vedere se Ridley Scott avesse avuto la libertà di esprimersi.
Anche perché, a dirla tutta, certe cose che fa Rick Deckard sono prive di senso o comunque “disumane”, e contrastano con l’ascolto della voce fuori campo, che ci condiziona nel vederlo come un essere umano perché ci permette di “leggere nella mente” del protagonista.
La prova del sogno dell’unicorno è un elemento essenziale per riallacciare tutti i fili che, nella versione proiettata nelle sale negli anni ’80, rimangono appesi. L’origami dell’unicorno fatto da Gaff dimostra, simultaneamente, che Gaff è il vero Blade Runner (perché ha accesso alle schede dei sogni dei replicanti) e che Rick Deckard è un replicante (perché si possono prevedere i suoi sogni).
Però rimane la domanda: se è un replicante, da dove viene? Perché è stato arruolato e, soprattutto, ha una data di scadenza? In questa analisi prenderò in considerazione la pellicola così come fu montata nel 1982, quindi senza la scena dell’unicorno, proprio per dimostrare non solo che è inessenziale ma anche che la trama di questa pellicola è assai più articolata di come ce l’hanno fatta passare.
Prima di tutto è necessario ascoltare i dialoghi in lingua originale, nei quali si evince che i replicanti scappati dalle colonie extramondo a bordo dello shuttle sono sei: Roy, Leon, Pris, Zhora e altri due. Uno di questi si è fritto mentre cercava di scavalcare la griglia di sicurezza per entrare nella Tyrell corporation, mentre il sesto fu catturato [questo dettaglio lo scopriamo durante il dialogo con Bryant].
Il sesto replicante è proprio Deckard, come del resto affermò il regista dopo che la “Director’s Cut” divenne di dominio pubblico, e ciò non fu mai smentito dagli sceneggiatori.
Il motivo per cui viene “arruolato” dalla polizia è perché avevano già perduto un agente bravo, Holden e di sacrificare un altro essere umano per dare la caccia a ciò che non si considera umano non se ne parla. Meglio è che i replicanti si diano la caccia tra di loro, senza coinvolgere altri esseri umani e metterne in pericolo le vite.
Così, grazie alla stessa tecnica con cui fanno credere a Rachael di essere la nipote di Tyrell, fanno credere a Deckard di essere un poliziotto, un Blade Runner. Peraltro, questo è l’unico motivo per cui lo sceneggiatore ci da questo dettaglio, altrimenti sarebbe del tutto superfluo.
Non ci sono testimonianze di una vita precedente di Deckard, quella prima del compito assegnatogli, ma viene solo raccontata dalla voce posticcia, cioè AGGIUNTA alla sceneggiatura iniziale che non la prevedeva. Inoltre, la sua abitazione è quanto di più anonimo ci possa essere, pieno di foto vintage perché servono a creare appigli per la memoria [il particolare delle foto vintage lo si evince dal dialogo con Tyrell, e dal fatto che la camera di albergo dei replicanti ne è piena].
Tuttavia, essendo Deckard un Nexus 6 e non il modello successivo come Rachael, devono “metterlo alla prova” per vedere se l’innesto di memoria ha funzionato.
Questo è il senso della riunione da Bryant che (se si osserva bene) viene richiesta da Gaff e, a dirla tutta, non ha molto senso. Perché mandare un poliziotto con una evidente disabilità a chiamare un poliziotto abile? Perché non passare al poliziotto un banale rapporto come avviene per Rachael, e invece far vedere le foto in 3D raccontando la storia? Perché Bryant lo fissa così a lungo? Perché racconta i dettagli di come sono arrivati, se è un Blade Runner in gamba, seppur di ritorno in azione?
La spiegazione più ovvia è che sia una prova per vedere se l’innesto ha funzionato e che il vero Blade Runner, che ritirerà Deckard in caso di fallimento, è proprio Gaff (interpretato da Edward James Olmos) che infatti terrà d’occhio Deckard per tutto il film. Apostrofandolo sempre e comunque in modo tale da far comprendere che sta trattando con una macchina.
Per esempio, quando Gaff si avvicina a Deckard e lo invita a presentarsi da Bryant, al suo far finta di non capire, sbotta: “Che stupidaggine! Non c’è modo!! Sei la lama… il Blade Runner”. Infatti in inglese la parola “Blade” significa non soltanto “lama” ma, in senso più esteso, “arma”.
Come dicevamo prima, la foto che si vede, l’origami dell’unicorno, è l’indizio più evidente che Gaff conosce i sogni di Deckard, come Deckard conosceva i sogni di Rachael, perché li aveva letti nell’elenco degli innesti. Ma, aldilà di questo particolare (che nella versione in sala fu omesso), la presenza dell’unicorno sul pianerottolo della casa di Deckard è anche la prova che Gaff ha un grado maggiore di Deckard, tant’è che va a casa sua senza neanche chiedere.
Ora, il punto fondamentale che emerge dai dettagli è che Deckard viene mandato a ritirare i suoi ex-compagni di viaggio… come facciamo a saperlo, che sono i suoi compagni di viaggio?
Facile:
- Zhora lo riconosce, da qui la domanda ironica quando si presenta (purtroppo perduta con il doppiaggio);
- Leon lo riconosce in mezzo alla folla, quando lo picchia a sangue (idem come sopra);
- Pris lo riconosce al videofono, e chiude la comunicazione;
- Deckard fissa a lungo le foto dell’albergo di Leon perché… c’è stato, almeno prima che lo catturassero!
- Roy lo riconosce, lo chiama per nome e addirittura cerca di “risvegliarlo”, dicendogli (in inglese è “good”, buono, non “bravo”, e ancora il doppiaggio…);
- Roy nel dialogo finale lo apostrofa chiamandolo <voi, gente=””> (in inglese infatti è “you, people” dove “people” viene usato in senso spregiativo ad indicare un gruppo di persone a cui non si appartiene), quindi Deckard apparteneva in linea teorica allo stesso gruppo di persone, perché replicante, ma non lo inserisce perché è schiavo degli esseri umani, che lo usano come arma;</voi,>
Se lui è uno dei loro compagni di viaggio, come emerge, allora non solo è un replicante ma la sua vita avrà termine entro un anno dai fatti narrati.
Infatti partiamo dal presupposto che il processo di produzione dei replicanti introduceva una limitazione strutturale (limitatore telomerico nel processo della mitosi cellulare). Questa limitazione induce l’apoptosi di tutte le cellule, contemporaneamente, dopo circa 4 anni dalla prima suddivisione della germinale, con uno scarto di qualche mese (non sono processi precisi al millimetro).
Quindi i costruttori di Deckard conoscevano perfettamente la sua data di scadenza e, anche se nella pellicola non viene menzionata con esattezza, tuttavia possiamo desumerla dalle varie schede dei suoi compagni:
- Roy: 8 gennaio 2016 => 3 anni e 10 mesi
- Leon: 10 aprile 2017 => 2 anni e 7 mesi
- Pris: 14 febbraio 2016 => 3 anni e 9 mesi
- Zhora: 12 giugno 2016 => 3 anni e 5 mesi
Quindi, tenendo conto che siano coetanei (nel senso: prodotti nella stessa serie), allora Rick Deckard dovrebbe avere un’età compresa tra i 2 anni e 5 mesi e i 3 anni e 10 mesi. La media è circa 3 anni. Quindi sarebbe durato ancora per circa un altro anno ancora, grossomodo (data di scadenza: 2020).
La presenza della data di scadenza è il motivo per cui Gaff li lascia scappare… perché tanto sa che Deckard ha i giorni contati e, senza Deckard, sarà più semplice ritirare Rachael.
A questo punto la domanda torna: che ci fa Harrison Ford nel sequel?
Se qualcuno si chiede perché il film originale fu modificato in questo modo, la risposta è semplice. Hollywood aveva già vissuto il fallimento della United Artists nel 1980 (cioè 2 anni prima dell’uscita di questa pellicola) con un film d’autore e forse troppo ambizioso (I cancelli del cielo).
Per questa ragione, da quell’anno le case di produzione si guardarono bene da inserire trame che non fossero più che comprensibili dalla cultura consolidata, per evitare il flop al botteghino.
Quando alla prima proiezione riservata del montaggio di Ridley Scott qualcuno sostenne che il tutto non era molto comprensibile, la produzione scelse la strada più battuta e trasformò Blade Runner in un classico noir che andava di moda di quei tempi.
Un genere e una trama, quindi, già rodati.
Se, infine, siete scettici sulla decisione di Scott perché il romanzo vede in Rick Deckard un essere umano, c’è da dire che sia il romanzo che il film arrivano alla stessa conclusione, cioè che la natura umana non è ascrivibile a una “sostanza” né che tale natura ci renda, automaticamente, superiori a una macchina solo perché siamo esseri umani.
Ciò che ci rende umani è il nostro comportamento: nel romanzo questo avviene con Mercer e il mercerismo; nella pellicola, con il fatto che Rick Deckard e Roy Batty sono entrambi replicanti.
Una visione più chiara del punto di vista di Dick lo si può leggere nel saggio Uomo, androide e macchina, dove appunto Philip Dick stesso chiarisce che fare distinzioni in base al fatto che l’uomo non sia costruito in laboratorio mentre il replicante sì è priva di alcun tipo di senso logico.
Perché l’Universo è, in realtà, un immenso laboratorio.
Scopri se sei un replicante!
Fai anche tu il test “Voight-Kampff”, progettato per distinguere i replicanti dagli esseri umani, e sottoponiti alla prova con lo strumento di interrogazione immaginario descritto del romanzo Do Androids Dream of Electric Sheep? e nella sua riduzione cinematografica Blade Runner.
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