La prima cosa è abbandonare l’idea della trascendenza e della vita oltre la vita. Questo è un punto di partenza imprescindibile, altrimenti rimaniamo con le categorie mentali che, volenti o nolenti, ci condizionano nei ragionamenti. Se non esiste il dopo e non esiste la trascendenza, cosa accade quando si muore?
Per me una personalità non è un “singolo” ma è una somma di molte “strutture complesse”, come ad esempio la volizione, la concezione, la percezione,… tutte strutture complesse che si sono “aggregate” temporaneamente all’epoca della nascita, e che nel tempo sono mutate, con l’esperienza, con la crescita dei tessuti, con l’interazione con il mondo e con gli eventi che abbiamo vissuto.
E’ chiaro che, se la mente così strutturata è espressione, a sua volta, della complessità del cervello (cosa di cui sono convintissimo!) la compromissione dell’organo implica necessariamente la cessazione delle relative funzioni di “alto livello”, ovvero della personalità come la conosciamo e come si è venuta a formare.
E come il cervello, anche gli altri organi cessano di funzionare e di operare.
Ora, non sono un anatomopatologo, ma la degenerazione dei tessuti e delle cellule implicherà il cambiamento dei percorsi metabolici precedenti: e tuttavia non tutti cessano nel medesimo istante, né l’energia che li alimentava sparisce, e così non spariscono le molecole che compongono le cellule.
L’ambiente assorbirà con il tempo la nostra energia e la nostra materia, fino a quando dell’identità individuale non rimarrà che poco o nulla. Lo stesso avverrà con le parti costituenti la complessità della personalità, che degli organi sono espressione.
Poiché energia e materia non vanno disperse, esse saranno prima o poi riutilizzate, e con tale riutilizzo si porranno in essere cause e condizioni per il riaggregarsi, delle medesime strutture complesse o di altre (dipende dalle catene causali coinvolte). In tutto questo non vi è continuità individuale, quindi non è lo stesso “io” che si ripresenta; è un altro io, ma indubbiamente rinasce.
Forse il modo migliore per comprendere il processo che coinvolge un intero organismo rispetto all’Universo è vedere quello che succede a livello cellulare rispetto all’organismo, quando la morte programmata di una cellula diventa l’unico modo che ha l’organismo per proteggersi da sé stesso (in gergo si chiama apoptosi).
La cellula morente non sparisce ma si “disgrega”, e tornerà a far parte dell’organismo, in altri modi e in altre strade, magari diventerà l’impalcatura di un’altra cellula o il suo “centro energetico” (mitocondrio), chissà!
Sicuramente una parte di quella cellula diventerà presente nelle altre.
Per me vale lo stesso per ognuno di noi: in me come organismo c’è la somma di moltissime persone che sono vissute prima di me, nei miei ricordi ci sono alcuni di essi e nelle mie idee si possono trovare idee di chi è entrato in relazione con me. Sono l’effetto concreto di moltissime cause, e in ogni istante son la causa di moltissimi effetti… e ciò rimane vero anche dopo che “io” non ci sarò più. 😉