Il fatto di lavorare in un contesto come quello del trasporto su rotaia, dove le procedure (e l’autocontrollo) sono parte integrante del lavoro alla pari di quello degli aerei, potrebbe giustificare questa forma di check-list mentale… perché quindi non scoprire in cosa consiste lo yubisashi waza?
Ormai la presenza di esseri umani nelle cabine di controllo è più per controllare che i sistemi automatici non falliscano, e quindi avere anche una vera e propria “responsabilità umana” sugli avvenimenti. Ecco perché esistono le checklist, e perché questo tipo di lavori sta diventando molto molto automatico, dato che i controlli di massima li fanno già le macchine.
Questo ci fa ragionare sulla necessità della presenza della figura umana, anche quando si sia tentati di affidarsi completamente alla tecnologia. Utilizzare il metodo dell’indicare gli oggetti per focalizzarci sopra l’attenzione è un’ottimo modo per far sì che il classico “ci penso dopo” non si trasformi in un “non ci penso più”.
Addirittura, potrebbe darsi che la possibilità di deconcentrarsi dipenda dal fatto che il cervelletto è molto più “complesso” del cervello? Come tale diventa ben presto “preponderante” nei processi mentali, anche perché di solito tutta la struttura dei nervi periferici richiede comunque un grosso sforzo di filtraggio e analisi, e alla fine i pensieri verbali sono messi a tacere, assorbiti nel “flusso” che si viene così a formare.