Non c’è niente di peggio di vedere un tenente Colombo stanco del suo lavoro. O, almeno, è quello che sembra trasparire in Le note dell’assassino, dove il nostro eroe sigaromunito è alle prese con un delitto piuttosto banale e dal movente debole ma così debole… che non riesce neanche a tenere aperte le palpebre degli occhi di chi guarda l’episodio. Ma andiamo con ordine.
La trama è presto raccontata. Un compositore di successo, specializzato nelle colonne sonore di pellicole thriller, sfrutta da cinque anni le doti di un allievo per sopperire alla propria mancanza di creatività. Quando l’allievo si stufa e decide di andarsene, l’unica cosa che pensa di fare è quella di uccidere l’allievo, prima che questi… cosa? Divulghi la sua mancanza di creatività? Se ne vada per conto suo? Mi ricorda la storia di quel marito che, per far dispetto alla moglie… e sapete come va a finire. Non è una debolezza da poco, nel movente.
Del resto, l’assassino fa così tanti errori madornali nel simulare un incidente, e riempie la scena del crimine di così tante prove, che al posto del tenente Colombo ci potevate mettere anche l’ispettore Clouseau e avrebbe comunque risolto il giallo (?).
Colombo stesso non mette mai ansia all’assassino né lo mette alle strette… e fa male, anzi malissimo, perché è per quello che i suoi episodi sono memorabili. Anzi, conclude con un piccolo extra “sentimentale” nel finale, che altro non fa che confermare quanto poco curata sia la trama, o meglio quanto il modello di questo telefilm volga ormai al termine.
Se infatti negli anni ’70 vi erano dei limiti oggettivi nell’analisi della scena del crimine, e quindi il meccanismo alla base di questo telefilm (fai vedere l’assassino e le sue tecniche di depistaggio e guarda quanto è bravo Colombo a risolvere la cosa!) aveva un senso, ora è diventato più difficile per il tenente sostituirsi alla tecnologia. Dovrebbe utilizzare l’intuito, e l’intelligenza, e invece…
In realtà, l’ambientazione piuttosto moderna dell’episodio (siamo sopravvissuti al millennium bug!) fa perdere quella patina demodé che tanto mi piace negli episodi. Veder camminare la macchina europea del tenente, vecchia ma tutto sommato funzionante, accanto a quelle “barcarole con le ruote” americane anni ’70 assetate di benzina a poco prezzo era una cosa. Vedere ancora la stessa macchina trenta anni dopo fa, invece, molto amarcord (soprattutto se la colonna sonora è una ninna nanna…).
Il colpo di grazia è quando Colombo chiede di usare un telefonino per avvisare un potenziale testimone: quale affronto, per un detective che si faceva rintracciare persino nelle case private delle vittime!
Insomma, un episodio da dimenticare, soprattutto la scenetta in cui Peter Falk si mette a canticchiare “That’s amore” solo perché è di origini italiane e quando deve indovinare i temi musicali di pellicole famose…… ma che mi conferma dell’ottimo investimento nei cofanetti DVD delle prime serie!