Ieri l’altro ho visto Iron Man 2 e devo dire che non mi ha fatto una grande impressione. Dovete sapere che il giorno prima ero così stanco che mi sono addormentato davanti alla prima puntata di questa serie. Pazienza, perché tanto i legami con la prima puntata sono davvero modesti: in pratica, il protagonista e la comprimaria.
Il film inizia con una specie di flashback: Ivan Vanko, fisico russo figlio dell’ex-socio del padre di Tony Stark, muore in esilio. Perché in esilio? Perché Howard Stark, padre di Tony, ha ben pensato che il russo pensasse troppo ai soldi e troppo poco al bene dell’umanità. Così Ivan decide di vendicare la morte del padre. Fine della trama.
Beh, non è che finisce qui.
Ivan si costruisce due frustini elettrici (?) alimentati dallo stesso reattore che si trova al centro di Iron Man. Una cosina fatta in casa grazie alle dispense di Scuola Radio Elettra… no, a dire il vero copia dai progetti del padre. Poi recupera, in modo poco chiaro, i documenti per andare a Monaco dove sa di trovare Tony Stark. Poi arriva là e fa un casino durante un gran premio. Poi viene ingaggiato in maniera rocambolesca per costruire una serie di armature, ma lui si “limita” a fare dei droni super intelligenti e autonomi.
Più che un fisico, è un mago.
Poi c’è anche la morale antimilitarista, incarnata dal comportamento di Justin Hammer (no, non c’entra niente con l’MC degli anni ’80). Questi fornisce le armi al governo americano e punta a entrare al pentagono in maniera definitiva, ma ovviamente Iron Man gli rovina la festa. Senza contare che il governo americano pretende di ottenere l’armatura di Iron Man a gratis, visto che è considerata un’arma. Anche questo molto antimilitarista. Senza parlare del “compare” di Iron Man, una specie di carro armato con le gambe che però cerca di non armarsi.
Personalmente, ho trovato questo film piuttosto inutile: non tanto per la storia, pressoché lineare e priva di sorprese, quanto perché in pratica è una sorta di seduta psicanalitica del protagonista.
Immaginate un uomo che sa di essere un super eroe, ha i mezzi per esserlo, ha un’armatura che lo rende sostanzialmente invincibile ed è circondato da belle signore: cosa si può desiderare di più?
Ve lo dico io: esserci arrivato per meriti, invece che per eredità.
Per me il problema è tutto qui, e non è un problema da poco, perché rende il film piuttosto noioso.
Che gusto c’è a vedere un uomo facoltoso che si confronta con pericoli che può risolvere acquistando il modo più semplice per risolverli?
Nessuno, e infatti il film scorre tutto sommato in maniera noiosa, se si escludono gli effetti speciali: quelli non sono noiosi per niente.
L’unica cosa che si salva è il personaggio di Natalie Rushman, impersonato da una giovanissima Scarlett Johansson: sembra una normalissima segretaria personale, per manifestarsi invece come una preparatissima agente segreta dello S.H.I.E.L.D.
Ah, e se non lo notate, vedrete anche Stan Lee.
Chi è Stan Lee? Beh, scopritelo da soli…