Ok, alzi la mano chi non ha visto la prima pellicola della serie Final Destination. Quello era un film horror / splatter con un’idea di base originale: non si può sfuggire alla morte, e anche se riesci a sfuggire a un incidente, la signora con la falce ti inseguirà fino a farti fare una brutta fine… che sembri casuale, s’intende!
Personalmente di quel film mi è rimasta molto impressa la scena d’apertura, con il protagonista che “vede” (o meglio preconizza) la sua dipartita e quella dei suoi compagni di classe, in una fiammata degna della più realista delle ricostruzioni di Indagini ad alta quota. Quando torna in sé ovviamente da’ di matto e non salirà mai più su quell’aereo (e, presumo, su nessun altro aeromobile).
Ora, io ricordo molto bene quella scena perché vidi quel film al cinema, un paio di giorni prima di partire in aereo per Madrid. Immaginate con quale serenità affrontai quel viaggio (di lavoro) e ho promesso a me stesso di non andare mai più al cinema prima di prendere un volo.
Quindi è stato interessante scoprire, facendo zapping, che andava in onda Final Destination 5.
Si tratta del quarto sequel del film e, a parte il fatto che mi ero fermato al primo sequel (che non ho visto), mi sono proprio tolto la curiosità di vederlo.
Prima di tutto, gli attori erano davvero svogliati e poco impegnati, o meglio erano impegnati solo a morire. Quindi questa pellicola emula (o meglio, cerca di emulare) lo stile del primo film e inizia con un un ponte che crolla per via di alcuni lavori di pavimentazione. Sì, avete letto bene: i ponti li costruiscono male anche negli States, mica solo in Italia!.
Come nel primo episodio, quindi, anche qui un preconizzatore vive la sua morte e quindi si prodiga a salvare gli altri, e sé medesimo. Peccato, però, che poi si prosegua nel solito schema di morti sequenziali e… basta. Fine della trama. Che noia, e anche la morte a un certo punto diventa noiosa.
Quindi stavo là a vedermi questa pellicola e, dopo più di un’ora di decessi sempre più improbabili ma di sicuro non molto elaborati (ah, e non andrò mai in un centro massaggi orientale né da un’ottico che dispone di apparecchiature con raggi laser), propone una conclusione che lo trasforma da sequel in prequel. Salto cielo!
Speriamo che questo Final Destination sia davvero… final!